Ma più che la lingua ebraica qui sono in mostra le lettere dell'alfabeto che Sergio Pausig ha disegnato, restituendo al segno la sua valenza esoterica e fascinosa. Dalla combinazione delle lettere nasce la celebre Cabala ebraica, il senso di un percorso magico che avvicina l'uomo alla totalità a cui appartiene e ne intuisce il viaggio iniziatico. E' materia religiosa per gli ebrei, che difficilmente sono disposti a fare chiarezza nel mondo dei simboli che da 6000 anni accompagna le loro peregrinazioni e le loro sofferenze. Presidente della Carta delle Giudecche, Titta Lo Jacono ha inaugurato la mostra dicendo che "nei momenti di massima tragedia ciò che ha salvato gli ebrei nei lager nazisti non è stata la razionalità dei rabini ma la fuga nel sogno e nella Kabbalà". Il volume di Lo Jacono che accompagna l'esposizione è ben più di un catalogo e ospita un testo chiarificatore di Domenico Portera, presidente del Mandralisca, conoscitore profondo della cultura ebraica e della comunità che a Cefalù e nel territorio madonita è sempre stata forte e presente. Quel che colpisce i visitatori è l'originalità dell'allestimento, che modificando lo spazio di Santa Caterina, gli conferisce una nuova fisionomia che a detta del Sindaco Simona Vicari "apre un nuovo corso sulle attività espositive del Comune".

 

Ma la maggiore seduzione risiede nei dipinti di Sergio Pausig , posti ai punti cardinali di quello che un tempo fu un luogo di contatto con l'infinito e con Dio. Fuori da un cerchio magico che raffigura le lettere e i suoi significati, i dipinti hanno in comune un inquietante sfondo dove la natura diventa indefinibile materia, caos primordiale e, come sostiene Francesco Gallo nelle sue note critiche "sembra un itinerario odisseo dove tutto è attraente ma terribilmente abitato da inganni e da imprevisti, che poi sono l'incredibile vicenda dell'intelligenza che affina se stessa nel misurarsi con l'incubo dell'ignoto". Si tratta di paesaggi sensuali e raffinati che continuamente cangiano forma e mutano in artificio timbrico, in rito. La mostra si trasferirà il 21 al Castello di Naro, poi al Caffe’ Florian  a Venezia, Montreal, New York  e a Tel Aviv.

 

 

Francesca Taormina

Repubblica 08 Aprile 2001